di AVV. TOMMASO ROSSI
Otto anni fa, Michele Scarponi veniva ucciso mentre faceva quello che amava di più: pedalare. Stava allenandosi, all’alba, sulle strade di casa, con il suo sorriso inconfondibile e la passione di sempre. Un furgone non gli diede la precedenza. Da quel momento, nulla è stato più come prima.
Oggi lo ricordiamo con il cuore pieno di dolore, ma anche con la volontà di trasformare quella tragedia in impegno, memoria, giustizia.
La morte di Michele è stata uno squarcio che ha lasciato una ferita profonda non solo nella sua famiglia, ma in tutta la comunità del ciclismo e in chi crede in una mobilità più giusta e sicura. Ma è anche simbolo di una realtà purtroppo diffusa: ogni anno, centinaia di vite vengono spezzate sulle strade italiane. E ogni volta, dietro quei numeri, ci sono famiglie, affetti, sogni interrotti.
Il dolore di chi perde una persona cara sulla strada non finisce con il funerale. Inizia un percorso lungo, difficile, spesso incomprensibile. Un percorso che passa anche per le aule di giustizia, dove si cerca verità, riconoscimento, giustizia.
Ma questo cammino legale – se non è accompagnato da competenza, umanità, ascolto – può diventare un’ulteriore ferita.
Per questo, come Fondazione Michele Scarponi, crediamo sia fondamentale che le famiglie delle vittime della strada possano contare su un supporto legale che non sia solo tecnico, ma anche umano. Un supporto fatto di competenza giuridica, ma anche di sensibilità psicologica. Perché la giustizia, da sola, non basta: serve empatia. Serve tempo. Serve qualcuno che ti aiuti a camminare quando il terreno ti manca sotto i piedi.
Noi continuiamo a pedalare per Michele, e con Michele.
Perché ogni vittima della strada ha diritto a verità e rispetto.
E ogni famiglia ha diritto ad essere accompagnata, non lasciata sola.
Fondazione Michele Scarponi – La strada è di tutti.