Negli ultimi giorni, la campagna per la sicurezza stradale promossa da Regione Lombardia ha generato un acceso dibattito sui social e non solo. Il punto focale delle critiche risiede nel tono e nei messaggi trasmessi, percepiti da molti come colpevolizzanti nei confronti delle vittime più fragili della strada: i pedoni. Questa vicenda rappresenta un esempio lampante di come una comunicazione inadeguata possa non solo fallire nel sensibilizzare, ma anche alimentare pregiudizi e vittimizzazione secondaria.
I fatti: una campagna costosa e controversa. La campagna, realizzata in collaborazione con ACI e INAIL, è costata circa 150.000 euro e mirava a promuovere comportamenti sicuri tra i pedoni. Tra i consigli forniti si trovavano raccomandazioni come “Cerca un contatto visivo con il conducente” o “Non utilizzare il cellulare o le cuffie mentre attraversi”. Tuttavia, il messaggio più controverso sottolineava che “Molti pedoni danno per scontato di avere sempre la precedenza, senza tenere conto che la sicurezza dipende anche dalla loro attenzione”. Questa affermazione ha suscitato reazioni indignate, accusando la Regione di una visione ‘autocentrica’ che sposta la responsabilità dagli automobilisti ai pedoni.
La reazione del pubblico e delle istituzioni. La risposta sui social è stata veemente. Numerosi utenti hanno espresso la loro disapprovazione, sottolineando come la campagna ignorasse il principio fondamentale del Codice della Strada: la precedenza ai pedoni sulle strisce. Figure pubbliche e rappresentanti politici, hanno chiesto il ritiro della campagna e le scuse da parte della giunta regionale. Di fronte alle polemiche, il post è stato cancellato, e il presidente Attilio Fontana ha annunciato la sospensione della campagna per rivederne i contenuti.
L’importanza di una comunicazione inclusiva e responsabile. Questo episodio evidenzia quanto sia cruciale che le istituzioni adottino un linguaggio chiaro, rispettoso e inclusivo quando affrontano temi di interesse pubblico. La sicurezza stradale è un tema che riguarda tutti: pedoni, ciclisti, motociclisti e automobilisti. Tuttavia, è fondamentale che le campagne di sensibilizzazione non cadano nell’errore di spostare la responsabilità sulle categorie più vulnerabili, come i pedoni, che rappresentano il 15% delle vittime della strada in Italia.
Un approccio efficace dovrebbe porre l’accento sulla responsabilità condivisa, valorizzando il ruolo di ciascun utente della strada nella prevenzione degli incidenti. Messaggi equilibrati e basati sui dati possono contribuire a creare una cultura della sicurezza che coinvolga tutti, senza alimentare divisioni o sentimenti di colpevolizzazione.
Le norme per i pedoni secondo il Codice della Strada
Il Codice della Strada italiano stabilisce regole precise per garantire la sicurezza dei pedoni durante l’attraversamento. In particolare:
- I pedoni devono attraversare la strada utilizzando le strisce pedonali, se presenti, o gli appositi sottopassaggi o sovrappassi.
- In assenza di attraversamenti pedonali, i pedoni devono attraversare perpendicolarmente alla carreggiata, prestando attenzione alla distanza e alla velocità dei veicoli.
- I pedoni hanno sempre la precedenza quando si trovano sulle strisce pedonali, ma è certamente anche loro responsabilità assicurarsi che i veicoli in arrivo si siano fermati.
- È vietato sostare o indugiare sulla carreggiata e attraversare diagonale o fuori dagli spazi consentiti.
Queste norme, se rispettate da tutti gli utenti della strada, contribuiscono a ridurre significativamente i rischi di incidenti e a migliorare la convivenza tra pedoni e veicoli.
Ripensare la narrazione. La Fondazione Michele Scarponi si unisce al coro di chi chiede una riflessione profonda sulle modalità di comunicazione istituzionale in tema di sicurezza stradale. Le parole hanno un peso, e il modo in cui vengono utilizzate può fare la differenza tra una campagna efficace e un’occasione mancata. Lavoriamo insieme per costruire strade più sicure e una consapevolezza collettiva che metta al centro il rispetto reciproco e la tutela dei più fragili.