Marco Scarponi diventa opinionista Rai in occasione del Giro d’Italia. Al fratello dell'”Aquila di Filottrano”, che sta portando avanti una battaglia per la sicurezza stradale attraverso la Fondazione Michele Scarponi, spetterà il compito di intervistare atleti e protagonisti del Giro per sensibilizzare il pubblico sui temi della sicurezza stradale.
Uno spazio fisso che si snoderà da sabato 11 maggio a domenica 2 giugno, su Rai Due, all’interno del “Processo alla Tappa” condotto da Marco Franzelli insieme al Commissario tecnico della nazionale, Davide Cassani. Titolo della rubrica sarà “La Strada è di Tutti”, motto declinato anche attraverso l’apposito hashatag creato per i social media.
“Ovunque, in giro per l’Italia, ho avuto l’occasione di ascoltare decine e decine di progetti di sicurezza stradale per ciclisti e non solo, ognuno figlio di un punto di vista personale, di pregiudizi, spesso di incompetenza – commenta Marco Scarponi – Al nostro Paese manca ancora un metodo, un piano giusto e condiviso di sicurezza stradale. Un progetto che parta dall’inizio, con un’analisi approfondita dei dati, e passi attraverso una quotidiana prevenzione stradale, controlli, messa in sicurezza delle infrastrutture e ridistribuzione dello spazio (dal più forte al più debole), arrivando a definire le azioni da mettere in atto per accogliere umanamente e nel modo adeguato i familiari delle vittime della violenza stradale”.
Nel nome di Michele, la Fondazione, che ha appena compiuto un anno di attività, lavora per creare e finanziare progetti che hanno come fine l’educazione al corretto comportamento stradale, a una cultura del rispetto delle regole e dell’altro, tutelando l’utente fragile della strada e della società. La Fondazione collabora con il mondo dello sport, la scuola, le Forze dell’Ordine, con gli organi statali deputati a controllare, mettere in sicurezza ed educare alla sicurezza stradale e con tutte le organizzazioni che hanno i medesimi obiettivi.
“L’obiettivo comune, continua Marco Scarponi – deve essere quello di azzerare le vittime della violenza stradale. Si deve procedere avendo come metro di misura l’incentivazione della mobilità sostenibile, si deve ridurre il numero delle auto, poiché siamo il Paese con il più alto tasso di motorizzazione in Europa, e si deve fare comunicazione. Non basta far ritornare l’educazione civica nelle scuole (che nove volte su dieci si fa malissimo). Basta parlare sempre e soltanto di luci e di casco. Bisogna iniziare a fare prevenzione sul serio. Finché chi ha il dovere e la competenza per farlo non deciderà di mettersi a tavolino a scrivere per far applicare un progetto di sicurezza stradale degno di questo nome, noi saremo costantemente in balìa di provvedimenti figli del caso, che non spostano nulla, e continueremo a morire in maniera orribile. Lo spazio va costruito introno al più debole, la persona deve stare al centro del progetto”.