L’8 Febbraio- tra le azioni previste dalla Strategia di Sviluppo Urbano Sostenibile (SUS) denominata “La Scuola al centro del futuro. La rigenerazione dell’area sud-ovest di Brescia parte dalle scuole”, progetto per la riqualificazione delle aree urbane periferiche attraverso interventi di innovazione sociale, animazione territoriale e rigenerazione degli spazi pubblici- si è tenuta una intensa giornata di formazione per i Volontari. E’ intervenuto, tra gli altri, l’avv. Tommaso Rossi, in qualità di membro del Comitato Scientifico della Fondazione Michele Scarponi, con responsabilità nel settore legale. La Fondazione, nata per volontà della famiglia di Michele dopo la sua tragica scomparsa, si è assunta un compito fondamentale: rendere le strade più sicure per tutti, ma soprattutto per gli utenti più vulnerabili, come ciclisti e pedoni. È un impegno che portiamo avanti con determinazione, consapevoli che la sicurezza stradale non è solo una questione di infrastrutture, ma anche e soprattutto di cultura, responsabilità e tutela dei diritti.
Il progetto “Difendiamo la strada di tutti” Uno dei progetti cardine della nostra attività è “Difendiamo la strada di tutti”, attraverso il quale la Fondazione si dedica ad azioni di sensibilizzazione, educazione e advocacy per promuovere una mobilità più sicura e sostenibile. Il nostro obiettivo è affermare con forza un principio che spesso viene dimenticato: la strada è uno spazio pubblico e deve essere sicura per chiunque la percorra, non solo per gli automobilisti. Troppe volte, infatti, assistiamo a dinamiche che vedono i più deboli—pedoni, ciclisti, persone con disabilità—pagare il prezzo più alto dell’insicurezza stradale.
Il ruolo della Fondazione in ambito giuridico.
Come Fondazione, non ci limitiamo alla sensibilizzazione. Riteniamo fondamentale intervenire anche in campo giuridico per garantire che la legge tuteli veramente gli utenti vulnerabili. Per questo, in più occasioni abbiamo intrapreso azioni concrete per difendere i diritti di chi ogni giorno si muove a piedi o in bicicletta.
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Tutela dell’immagine dei ciclisti e degli utenti deboli In risposta a dichiarazioni offensive o discriminatorie nei confronti dei ciclisti da parte di figure pubbliche, la Fondazione ha presentato una querela, per affermare un principio chiave: il linguaggio ha un impatto sulla sicurezza. Sminuire la presenza dei ciclisti sulle strade o, peggio ancora, istigare all’odio verso chi pedala è un atteggiamento pericoloso, che legittima comportamenti irresponsabili e mette a rischio vite umane. Questo tipo di azioni legali sono necessarie per contrastare una narrazione distorta che vede chi usa la bicicletta come un ostacolo e non come un utente della strada con pari diritti.
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Parte civile nei processi per incidenti mortali Un altro importante passo avanti è stata l’ammissione della Fondazione come parte civile nel processo per la morte di Huub Pistoor, un ciclista olandese investito mortalmente. Questo riconoscimento rappresenta un momento cruciale: significa che la sicurezza dei ciclisti e la tutela dei loro diritti non sono questioni marginali, ma meritano di essere rappresentate in tribunale. Costituirsi parte civile in casi come questo permette non solo di dare un segnale forte, ma anche di lavorare per ottenere giustizia e creare un precedente giuridico che possa avere ripercussioni positive per il futuro.
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Monitoraggio delle riforme del Codice della Strada La Fondazione segue con attenzione le modifiche legislative in materia di sicurezza stradale, intervenendo per segnalare criticità e avanzare proposte migliorative. Recentemente, abbiamo espresso preoccupazione per alcune proposte di riforma del Codice della Strada che sembrano andare nella direzione opposta rispetto a quella necessaria per la protezione degli utenti deboli. L’inasprimento delle pene per chi viola le norme stradali è certamente un passo positivo, ma se non è accompagnato da una visione più ampia, che favorisca la mobilità sostenibile e riduca la velocità nei centri urbani, rischia di non essere sufficiente.
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Supporto alle iniziative per la moderazione della velocità Un esempio concreto di questa attività è il nostro sostegno a “Bologna Città 30”, un progetto che prevede il limite di 30 km/h nelle aree urbane per ridurre il numero di incidenti e la loro gravità. Studi internazionali dimostrano che una città a 30 km/h salva vite, riduce i costi sanitari e migliora la qualità della vita di tutti. Insieme all’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, ci siamo costituiti al TAR per difendere questo progetto dalle contestazioni di chi privilegia un modello di mobilità basato esclusivamente sulla velocità e sull’uso dell’automobile.
La sicurezza stradale è un diritto.
Troppe volte si tende a considerare gli incidenti stradali come eventi casuali o inevitabili. Ma non è così. L’insicurezza stradale è il risultato di scelte precise: di chi guida in modo irresponsabile, di chi progetta le città senza pensare agli utenti vulnerabili, di chi approva leggi che favoriscono la velocità anziché la sicurezza. La Fondazione Michele Scarponi lavora per cambiare questa mentalità, con la convinzione che ogni vittima della strada sia una sconfitta per tutta la società.
In conclusione, vogliamo sottolineare che la sicurezza stradale non è un tema che riguarda solo chi pedala o cammina: è una questione che ci coinvolge tutti.
Rendere le nostre strade più sicure significa costruire un futuro più giusto, più vivibile, più sostenibile. È un obiettivo che possiamo raggiungere solo con un impegno collettivo, attraverso l’educazione, la sensibilizzazione, ma anche con un’azione giuridica decisa e mirata.
Abbiamo bisogno di tuti voi!
L’invito dunque è a unirvi a noi in questa battaglia di civiltà: la strada è di tutti, e insieme possiamo difenderla.