Michele è vita, tanta vita.
Michele è un bambino veloce come il vento che gioca con i cugini. Michele è un piccolo ciclista che sta per prendere parte alla prima gara mentre la mamma gli attacca il numero sulla maglia. Michele è un ragazzo che sogna di vincere il Giro d’Italia. Michele si allena ogni giorno e ogni giorno cresce. Michele è un campione. Un capitano e un gregario. Un uomo-squadra. Michele è il gruppo.
Michele sa prendere il ciclismo con un sorriso, Michele è un amico prima di essere un ciclista e ha una battuta per tutti. Michele sa mettere a suo agio ogni tifoso. Michele c’è per tutti.
Michele è determinato. Quando la strada sale verso Hungerburg, la collinetta sopra Innsbruck, Michele innesta il rapportone, mette in fila i rivali e apre le ali.
Michele è un’aquila.
Michele non si passa.
Michele vince.
Michele è tra noi. E’ un padre, un marito, un figlio, un fratello che ritorna a casa ogni giorno in bicicletta dopo aver messo il piede a terra a pochi chilometri dalla vittoria per aiutare una squadra a vincere.
Michele è davanti a noi.
Pedala sulle colline di un futuro migliore, dove nessuno morirà più sulla strada.
La legge del più fragile
La legge del più forte è anacronistica, primitiva, odiosa. Ha contribuito a creare generazioni di automobilisti che pensano che andare veloce, usare i lampeggianti o il clacson per far spostare chi è davanti, sia una prova di virilità. Ma noi non siamo automobilisti. La macchina è un mezzo di trasporto, non una categoria. Noi siamo padri, figli, mariti, mogli, fidanzati e la nostra priorità è e sarà sempre quella di tornare a casa la sera ad abbracciare i nostri cari. Siamo tutti fragili, perché fragile è la nostra vita, e ciò che è fragile è prezioso.
Va custodito.
Così come vanno protetti i bambini. Senza bambini per strada non c’è una città. Una società dove si dà la priorità alla velocità delle auto piuttosto che ai bambini che giocano per strada, è una società che non ha futuro. I bambini sono fragili, come lo siamo noi. Ecco la legge del più fragile va salvaguardata. Perché il resto è arroganza. È la fretta di chi pensa di aver ragione perché è in ritardo. E di chi crede che la città sia un luogo per sfrecciare in auto, non un luogo dove respirare, giocare, crescere e confrontarsi.
Forte non vuol dire non fragile.
Il torto di essere vittime
Quando perdi un tuo familiare a seguito di un crimine sei a tua volta vittima. Trovandoti in una condizione di forte debolezza psicologica devi affrontare un percorso che sarebbe difficile per chiunque in condizioni normali e che per te appare impraticabile, aspro, in costante salita. E, soprattutto nel caso di crimini stradali, sei lasciato spesso solo ad affrontarlo. Ti accorgi di non esistere come vittima per lo Stato italiano. Nel codice di procedura penale la frequenza più alta è quella della parola “giudice” (1033), seguita da “pubblico ministero” (602), “sentenza” (457) e “imputato” (428). E la parola “vittima” dove si colloca? Per ultima, nominata una sola volta. Infatti la vittima nel processo penale non esiste. In una società che si reputa civile tutto questo può e deve cambiare
(Stefano Guarnieri)
Sino al 24 marzo 2016, se uccidevi un uomo invadendo la sua corsia e investendolo in pieno perché ti eri messo alla guida con un tasso alcolemico più alto del consentito (ammesso che ci sia un tasso da consentire), non solo non venivi arrestato subito, ma in carcere non ci andavi mai.
Grazie al nostro lavoro di associazioni come la Lorenzo Guarnieri Onlus, del governo, del parlamento e di tanti cittadini hanno firmato una proposta di legge: l’Omicidio Stradale è diventato legge dello stato il 25 Marzo 2016.
Lo scopo di Associazioni come la Lorenzo Guarnieri Onlus o la Fondazione Michele Scarponi è quello di favorire un’attività di prevenzione attraverso il coinvolgimento delle amministrazioni e dell’opinione pubblica sul dramma della violenza stradale e fornendo anche assistenza alle famiglie colpite da incidenti gravi e provare a cambiare lo status quo, portando il problema della sicurezza stradale a diventare una priorità dell’agenda politica dei nostri amministratori.
Essere vittime non deve e non può essere un torto.
Il sostegno ai familiari
delle vittime della violenza stradale
Le vittime della strada sono tutti quelli che vengono coinvolti, direttamente o indirettamente, in una tragedia. Per molte istituzioni si tratta purtroppo di persone invisibili, manca una formazione e una sensibilità dovuta verso chi ha perso una persona cara. L’Europa ha una carta delle vittime della strada, che ha contribuito al miglioramento degli standard e della cultura della sicurezza stradale tramite impegni reali e azioni concrete.
In questa comunità possiamo trovare imprese, associazioni, autorità locali, istituti di ricerca, università e scuole. Tutti gli organismi impegnati ricevono un riconoscimento genuino e le loro azioni sono pubblicate in modo visibile sul sito, il che permette agli altri di trarre spunti e ispirazione.
Quali sono i nostri obiettivi, ispirati alla carta Europea?
● incoraggiare e sostenere le associazioni europee, le scuole, le università, le imprese di tutti i tipi e dimensioni e le autorità locali a intraprendere azioni a favore della sicurezza stradale;
● riconoscere i contributi della società civile alla sicurezza stradale;
● facilitare l’acquisizione e la condivisione delle conoscenze sulle questioni legate alla sicurezza stradale da parte dei membri della società civile;
● Garantire supporto psicologico ai familiari delle vittime.
Ovviamente il fine ultimo di questa comunità è quello di rendere più sicure le nostre strade riducendo così il numero di vittime della strada entro il 2020.
Per saperne di più
Contattaci per avere maggiori informazioni sulle nostre attività, su come donare, su cosa fare per rendere più sicure le vite delle persone più deboli sulla strada.